Sullo smart working , le opinioni sullo scenario che si verificherà una volta terminata l’emergenza sono diverse. Da un estremo c’è chi ritiene che verrà ripristinato lo status quo (in cui il lavoro smart coinvolgeva principalmente alcune grandi imprese), dall’altro chi propone di continuare tutti a lavorare da remoto.
Sebbene l’esperienza vissuta durante il lockdown non possa essere considerata smart working a tutti gli effetti (quanto piuttosto remote working), si sono senz’altro create le condizioni perché in futuro si possa parlare a pieno titolo di lavoro agile.
Dall’osservatorio Microsoft si è assistito in tempi brevi ad un’accelerazione dei processi di digital transformation che in condizioni di normalità avrebbero richiesto tempi più lunghi.
Netflix e Huawei pubblicano i risultati relativi al secondo trimestre fiscale del 2020 mentre in Italia il Decreto Semplificazioni diventa legge. Gli USA rispondono alla web tax europea e l’Antitrust indaga sugli smart assistant.
L’utilizzo della tecnologia promuove diversi fenomeni, migliorando i prodotti finali e i processi di business, abilitando lo smart o il remote working e permettendo di rimanere in contatto con clienti e consumatori.
Con il lockdown e l’emergenza vissuta è cambiata la percezione dell’ufficio: lo strumento tecnologico e, in modo particolare, i servizi in cloud e la disponibilità di app installabili su qualsiasi piattaforma e utilizzabili da qualsiasi browser hanno reso l’individuo indipendente dalla sede aziendale.
INAIL conta 9mila dipendenti distribuiti sul territorio nazionale: all’insorgere dell’emergenza il personale è stato trasferito in smart working, garantendo la continuità di tutta l’attività amministrativa.
Bankitalia e Ocse rivedono al ribasso le precedenti stime sulla crescita del PIL in Italia nel 2020 mentre per Microsoft la pandemia e il lockdown hanno notevolmente modificato la cultura del lavoro. L’ufficio del futuro? Sarà caratterizzato da incontri fisici e collaborazione da remoto.